Merletti delle scuole femminili e artistiche italiane esposti al Museo Etnografico Palazzo Giacomelli di Udine
In mostra preziosi manufatti
Fino al 1° maggio, grazie alla disponibilità di una privata collezionista, nell’atrio del Museo Etnografico del Friuli sono esposti preziosi manufatti espressione della creatività e della perizia tecnica delle scuole di merletti più importanti sorte in Italia nel secolo scorso.
Si tratta di esemplari a fuselli della Scuola Tecnico-Femminile di Trieste; della Scuola di fuselli di Sansepolcro; della Scuola Aemilia Ars di Bologna; di Filet a modano, di PuntoCasalguidi e di Punto Antico della Scuola di Carolina Amari; esemplari a Punto umbro antico della Scuola di Villa Pischiello (residenza estiva dei marchesi Ranieri di Sorbello di Perugia), oltre ad alcuni modelli antichi veneziani.
E’ alla fine del 1800 che in Italia si cominciò a parlare della “questione femminile” e le prime Associazioni si attivarono per creare le condizioni di una relativa autonomia economica ed un maggiore riconoscimento sociale.
Erano gli anni in cui Maria Montessori innovava la scuola, Matilde Serao dirigeva un quotidiano, Grazia Deledda vinceva il Nobel per la letteratura: ed in questo clima di cosciente emancipazione di vita e di lavoro aristocratiche ed illuminate donne di elevata cultura svolsero un ruolo sociale determinante dedicando lla propria vita e spesso anche le proprie sostanze all’istruzione delle classi indigenti e alla ricerca della vera parità.
Nel 1903 sorsero le Industrie Femminili Italiane con lo scopo di rivalutare lavori artigianali già ben radicati in tutto il paese e comunque compatibili con la vita domestica. Per sottrarre le lavoranti a domicilio a forme di sfruttamento furono costituite le Cooperative (di cui le donne erano azioniste) attraverso le quali il lavoro artigianale (cui diedero sostegno la Regina Margherita e la Regina Elena di Savoia) fu portato a conoscenza dei mercati internazionali.
Sorsero Scuole in ogni regione e si privilegiò la peculiarità delle tecniche di cui l’Italia è sempre andata fiera; con il coinvolgimento di artisti famosi che si dedicarono alla stesura dei disegni. Si riprese a ricamare e produrre merletti nella più pura tradizione e rispetto dei punti originali che, uniti alla perfezione tecnica, diedero vita a manufatti non di semplice artigianato ma pura espressione d’arte. Qualità tecnica ed artistica: fu questa la formula vincente che segnò orgogliosamente la rinascita delle Arti Applicate Italiane che ottennero ovunque lusinghieri riconoscimenti.
Ingresso libero.
Orario di apertura al pubblico:
da martedì a domenica: 10.30 – 17.00
SCUOLE FEMMINILI ITALIA-AMERICA
Ricami e merletti: una formazione per il lavoro delle donne
Conferenza presso il Museo Etnografico del Friuli
a cura di Luciana Molinis martedì 17 aprile alle ore 17.00
E’ alla fine del 1800 che in Italia si cominciò a parlare della “questione femminile” e le prime Associazioni si attivarono per creare le condizioni di una relativa autonomia economica ed un maggiore riconoscimento sociale.
In questo clima di cosciente emancipazione di vita e di lavoro, aristocratiche ed illuminate donne di elevata cultura fondarono le Industrie Femminili Italiane con lo scopo di ridare vita a lavori artigianali già ben radicati in tutto il paese e comunque compatibili con la vita domestica; per sottrarre le lavoranti a domicilio a forme di sfruttamento diedero vita a Cooperative, rendendole azioniste. Le promotrici portarono a conoscenza dei mercati internazionali le opere così prodotte. Importante fu il sostegno della Regina Margherita e della Regina Elena di Savoia che ne accordarono il patrocinio.
Sorsero Scuole in ogni regione e si privilegiò la peculiarità delle tecniche di cui l’Italia è sempre andata fiera; si riprese a ricamare e produrre merletti nella più pura tradizione e perfezione tecnica considerando la qualità un valore imprescindibile. La qualità tecnica ed artistica: fu questa la formula vincente che segnò orgogliosamente la rinascita delle Arti Applicate Italiane che ottennero lusinghieri riconoscimenti.
Le grandi Esposizioni (Chicago, Parigi, Roma, Liegi, Londra, Milano, Torino, Copenaghen…) furono il trampolino di lancio per le varie attività che continuarono con alterna fortuna superando persino gli anni della Prima Grande Guerra fino agli anni ’40.
Il favore con cui furono accolti i prodotti italiani soprattutto in America, le grandi collezioniste che sempre più frequentemente soggiornavano in Italia aprirono nuovi orizzonti per le Scuole Italiane e convinsero le lungimiranti Associate dell’opportunità di recarsi in America ed offrire le stesse possibilità alle fanciulle emigrate.
Carolina Amari, già fondatrice di una pregevole Scuola di Ricamo in Firenze e collaboratrice con scuole analoghe nel centro Italia, incoraggiata da Miss Florence Colgate nel 1905 si recò a New York e si assunse l’impegno di educare all’arte dell’ago e dei fuselli.
La Scuola d’Industrie Italiane in pochissimo tempo raggiunse l’obiettivo: tener vivo il legame con le radici italiane ed inserire le giovani nel circuito lavorativo. Dopo un anno Carolina Amari ritornò in patria lasciando la direzione della Scuola a due maestre italiane.
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